Odori buoni. Non-odori. Odori proibiti.

Sono giorni di un autunno inoltrato, un autunno nuovo: a Prijedor. Una città nuova da scoprire in tutte le sue stagioni, perchè la pioggia la neve o il sole, il caldo o il freddo, i colori, sono tutti elementi che cambiano fisionomia a un luogo. E gli odori. Del nostro arrivo pensavo “[…] odore quasi dimenticato di fumo di camini per la strada. Cataste di legna da spaccare e da ardere di fronte ad ogni casa. Ci prepariamo per l’inverno”. Mi ritorna in mente un libro letto tempo fa. Concludendo, Pier Vittorio Tondelli diceva: “Cercatevi il vostro odore e poi ci saran fortuna e buoni fulmini sulla strada. Non ha importanza alcuna se sarà di sabbia del deserto o di montagne rocciose, foss’anche quello dell’incenso giu nell’India o quello un po’ più forte, tibetano o nepalese. […] oh buoni davvero buoni odori in verità, ma saran pur sempre i vostri odori e allora via, alla faccia di tutti avanti! Col naso in aria fiutate il vento, strapazzate le nubi all’orizzonte […]”. (Pier Vittorio Tondelli, Altri Libertini, Feltrinelli, 1980)

Ormai da qualche giorno la legna disordinatamente ammucchiata è stata faticosamente spaccata, portata nel cortile di casa – ad eccezione del centro (piccolo) le case hanno tutte un cortile, e un orto – ed accatastata in modo ordinato. Tornati a casa dopo un giornata passata fra ufficio e supermercato ce le sentiamo addosso, nei vestiti e nei capelli, quelle cataste di legna viste per strada, prima manifestazione di Prijedor al nostro arrivo. È un odore buono. A me piace. Inizialmente non capiamo, io e Silvia, come quest’odore ti si possa appiccicare addosso in soli dieci minuti di cammino fra ufficio e casa. In serata, davanti alla prima (diventeranno molte per nostra fortuna) cene nelle famiglie del circuito Promotur dopo la dovuta rakia di entrata, domandiamo. Ci viene detto che solo il centro, piccolo, è la zona raggiunta dal riscaldamento a petrolio. Venendo dall’ufficio, dopo il ponte della ferrovia finisce il “centro”. E comincia la zona riscaldata a legna, che ti resta addosso, buona, per tutto il periodo freddo.

Anche l’illuminazione pubblica finisce. È una città, per quello che posso aver capito, a cerchi concentrici. Per arrivare a un grande centro commerciale poco fuori dal centro si passa per stradine nulla illuminate, si oltrepassa al buio una fabbrica di Napolitaner riconoscibile dal profumo, giri a sinistra e ti trovi davanti un gigante con insegne al neon. Una cattedrale nel deserto. E dentro un mondo da centro commerciale, sono uguali in tutto il mondo i centri commerciali, vendono le stesse cose. Hanno lo stesso non-odore, neutro.

C’è un posto, invece, dove la luce era sempre accesa in quest’ultima settimana. E dove un camino artigianale sputava fumo agrodolce ventiquattro ore al giorno, per quattro giorni di fila. Era l’alambicco che stazionava nel cortile dei vicini, fino a ieri sera. Anche a questo servono le cataste di legna, non solo a riscaldare la casa. Riscalderanno anche il corpo in questo inverno in arrivo. “Rakia rakia” ci dice pieno di orgoglio il signore in risposta ai nostri sguardi a metà fra lo stupore e il timore “trentino” di svelare attività proibite. Ma proibito non è qua. Per quattro giorni le braci sono state accese e sorvegliate da lui e da lei, alternando controllo dell’alambicco, riposo e assaggi. Per quattro giorni tutte le case del vicinato sono state avvolte da una fitta nebbia bluastra e da un fumo portatore di odori ancora più intensi. Per quattro giorni si spalancavano le finestre al mattino e si respirava intensamente l’odore che lasciavi fuori dalla porta la sera al tuo arrivo a casa. Ora resta un mucchio di carboni fumanti. Presto anche quelli saranno spenti e fumeranno “solo” i camini.

Colori e odori quindi. Ci raccontano che l’autunno è una stagione ricca per i nostri sensi. Ci dicono che ci stiamo avvicinando a grandi passi ad un inverno presumibilmente rigido, e lungo. I colori li lascio alle fotografie che di tanto in tanto caricheremo. Per quanto riguarda gli odori, invece, non si possono incorporare in una pagina web. Mi piacerebbe che vi raggiungessero ma la tecnologia ancora, a quanto ne so, non lo permette. Li condivido cosi, a parole, per farvi capire quale è “il mio odore, che spero mi porti fortuna e buoni fulmini sulle strade che camminerò quest’anno”.

6 Responses to Odori buoni. Non-odori. Odori proibiti.

  1. tuta78 says:

    Grande Francesco, anche se non possiamo sentire gli odori, hai reso perfettamente l’idea.
    Massimo

  2. Silvia says:

    Odori-ricordi delle case dei nonni, con la fornella accesa che a starci troppo vicino diventavano le guance rosse.
    Odori-ricordi di quando anche noi da piccoli potevamo buttarci dentro un pezzo di legna, ma veloce sennò ti scottavi la mano.
    Odori-ricordi di un nonno che oggi immagino ancora così, felice a far legna, un pezzo sopra l’altro, sempre in perfetto ordine.

  3. walter says:

    complimenti a mio figlio e buon lavoro a tutto il gruppo.

  4. Roberta says:

    Complimenti: per l’articolo, che è davvero espressivo, colpisce e rende bene l’idea; per la citazione che è bellissima; per questo blog A8Mani, che da subito ha suscitato interesse. Buon lavoro. Bravi

  5. zucca says:

    Poiché gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, davanti alla bellezza, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi al profumo. (Patrick Süskind, “Il profumo”).

    Forse non sono daccordo circa al non-odore dei centri commerciali. Giusto in questi giorni ho fatto caso (con il mio fiuto eccezionale…) che l’interno di questi grandi magazzini si sprigiona un patchwork di odori, spesso terribili…dalle cucine dei fast food fino alle essenze create per le catene di negozi di vestiti; si invadono prepotenti cercando di schiacciare gli altri penetrando per primi nelle nostre narici.
    Si tratta forse di globalizzazione dell’olfatto?

    zucca
    http://giuliapedrotti.wordpress.com/

  6. Loriana says:

    Bel pezzo Francesco, è arrivato il profumo accompagnato da cari ricordi d’infanzia.
    Buon lavoro

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